LOCAND 21 APRILE 2018 AUXESIA EUREKA

Associazione EureKa e Biblioteca Auxesia sono liete di invitarvi alla presentazione del libro di Ada Murolo dal titolo il Mare di Palizzi info e programma dettagliato in locandina. 

TRAMA:

Dopo molti anni trascorsi altrove, Adela ritorna a Palizzi, sulla costa di quel mare Ionio che "non è mare nostro, spaventa", come scriveva Pasolini. Lì, in quel mucchio di case sul mare, Adela si ferma a guardare, ormai solo da lontano, la vecchia casa di famiglia, di recente venduta dalla madre Lili, e la terrazza affacciata sull'azzurro del cielo. E, di colpo, ridiventa Adelina: la bambina dagli occhi grandi e i capelli nerissimi che dal balcone osservava la vita svolgersi sotto, la piazza animarsi, e in lontananza il mare. La stessa bambina che, con la manina stretta dentro quella grossa e ruvida della tata, la Barbera, gironzolava per il paese, tra la bottega di spezie dello zio Paolo, il laboratorio magico della sarta Olimpia, dove nascevano tutti i suoi vestitini, e le case delle compagne, piene di giochi più misteriosi dei suoi. La bambina che, per il resto della sua vita, avrebbe inseguito l'amore sfuggente della madre, si sarebbe chiesta le ragioni della freddezza del fratello Daddo, un tempo compagno inseparabile, e avrebbe avuto un solo, dolcissimo rifugio: l'abbraccio del padre Beniamino. Oggi Adela è tornata in quei luoghi: per rimettere insieme i fili di una vita spesa lontano, e per chiedere a chi è rimasto - la madre, il fratello - di ricordare, anche loro, come lei. Perché cosa siamo noi se non la nostra memoria?

9788820054502 0 0 300 75

RECENSIONE: 

“Il mare di Palizzi” è il primo romanzo di Ada Murolo, insegnante, nata nel 1949. Mi è piaciuto, m'ha coinvolto e commossa perché, al di là della qualità della scrittura,  ha suscitato in me il rivivere di quelle emozioni, che ho provato nel ripercorrere il mio viaggio alla riscoperta delle mie origini per parte materna nella Valle dell’Amendolea e nella Bovesìa, una serie di sollecitazioni affettive, di riscoperta degli odori, degli oggetti e antichi gesti che solo chi fa un percorso a ritrovo per un motivo o nell’altro prova. 



<<...La scrittrice guarda indietro, cerca nella sua infanzia, in una Calabria assolata e nobile, povera e aristocratica, le radici della sua famiglia e della sua identità. Nel lungo romanzo autobiografico, una saga familiare raccontata senza retorica e senza atteggiamento opportunisticamente falsificato, nell’adulta età di oggi, madre e nonna, ma ancora figlia di Lili, ultraottantenne irriducibile, ripercorre tutte le tappe della sua infanzia trascorsa a Palizzi, uno dei luoghi incantati della Calabria greca,  distante da Reggio Calabria dove la famiglia possedeva una imponente casa e dove la protagonista Adela aveva vissuto fino a dodici anni. Il nonno Azio Laganà, maggiorente e proprietario di terre e fondi, era il padrone assoluto, nel suo rigido senso della proprietà, di figli, nipoti e sottoposti: la figlia Lili aveva accettato di rimanere in casa col padre insieme al marito, Beniamino Bruno, succube dell’autoritario suocero, insieme ai loro figli, Daddo, Adela, Angelica e Betta. Adela sarà spaventata e affascinata dal nonno, morbosamente attaccata al padre, distante dalla madre bella, elegante, fredda e autoritaria come suo padre, attratta dal fratello Daddo che, maschio e primogenito, otterrà sempre un trattamento privilegiato al contrario di Adela, troppo creativa e fantasiosa per rispondere alle attese adeguate ad una femmina del sud nei primi anni cinquanta. La scrittrice ci descrive i profumi, i cibi, la natura, fiori e frutti, le abitudini familiari di una ricca borghesia di provincia, ma anche i rancori, le divisioni, il conformismo, la religiosità, il perbenismo, la rigida gerarchia sociale di un’epoca ormai lontana ma i cui echi sentiamo ancora vicini nel nostro presente in Calabria greca, dove a volte il tempo si è quasi fermato. Nel testo la lingua colta e raffinata della Murolo si mescola e si ibrida nella narrazione con il dialetto che impronta i dialoghi e i rapporti fra i diversi personaggi della storia, con le filastrocche che avevano fatto da colonna sonora a quell’infanzia che ora si rievoca…

”Rosa Teresa fimmina di casa veni lu tu zzitu ti pizzica e ti vasa!”

oppure

“c’era ‘na vota, ‘nc’era cu nc’era, Mastru Cicciu cu la cioccolatiera, 

pizzi pizzi panarizzi, a li corti di lu re…" 

e che ancora oggi alcuni di noi sentono riecheggiare nella propria mente.

Nella pubblicazione ci sono nomi di un altro tempo e di un’altra circostanza culturale, la Ticara, la zia Doride, la Barbera, la vecchia donna di casa, donna Annuzza, e poi i parenti americani, la zia Josephine, che porta l’asse da stiro pieghevole e il ferro a vapore mentre in casa le donne continuano a stirare sul tavolo di marmo stendendo una vecchia coperta e inumidendo i panni con la concolina d’acqua, mentre si fa merenda, il nonno profuma di colonia e di brillantina, ci si sposta con una giardinetta di legno con le frecce che fuoriescono dalla carrozzeria, ci si veste con abitini cuciti dalla sarta del paese, la cartella di scuola è di pelle marrone, il fiocco del grembiule di raso che si scioglie continuamente... 


In definitiva la Murolo ci racconta gli anni cinquanta con una grazia straordinaria e con la ricostruzione fedele di un tempo in cui i rituali della vita quotidiana corrispondevano perfettamente ad un modo di vivere e di sentire. Questo è un libro ricco di molteplici aspetti: storia, natura, sentimenti, il presene e il passato, di un Sud mitologico... dove la memoria  è  alla ricerca degli affetti che non possono ritornare.

“Che cosa siamo noi, se non una memoria?”

con questa frase si apre il romanzo e ne è le più corretta ed efficace

conclusione o continuazione ... >>

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